Diamo merito a Netflix di produrre serie e film che arrivano da tutto il mondo (es. ‘Stranger’, coreana, bellissima).
Questa serie indiana in 7 puntate (regia di Richie Mehta, ‘Amal’, ‘India in a Day’ tra gli altri) racconta la storia vera di un efferato crimine che nel 2012 ha scosso tutto il paese.
Shefali Shah (vista anche nel divertente ‘Monsoon Wedding’ del 2001) interpreta Vartika Chaturvedi, vice commissario di Polizia di Delhi che lotta anche contro l’indolenza di molti suoi colleghi.
Nella prima parte le indagini dettano il ritmo serrato, nella seconda si esplorano cause, effetti, persone.
La regia si pone a servizio del dramma in atto, facendone emergere tutti i molteplici aspetti: centralmente la violenza sulle donne, ma anche la situazione socio-economica del paese.
È una regia che mi ha fatto venire in mente il Verismo de ‘I Malavoglia’, in quanto senza filtri e senza eccedere in licenze artistiche diventa spietata, dolce, cattiva, umana e disumana in base al focus che si sposta tra personaggi e situazioni mutevoli.
Mi ha colpito moltissimo anche la città, le vite che si intrecciano come la marea di biciclette motorini risciò a motore risciò a pedali vespe carretti mucche auto pullman camion in strade impossibili anche solo da immaginare.
Ecco, se la penso dall’alto dei Grandi Temi (il crimine efferato su una donna, la burocrazia che ostacola la giustizia) questa serie potrebbe tranquillamente essere ambientata negli USA, o in Spagna, o in Svezia.
Se invece la penso al livello del marciapiede, della terra, dei sandali, della polvere, può essere solo in India.
Un paese-continente-universo, che a me -confesso- ha sempre fatto paura.
Ma la serie è particolarissima, ben fatta, da vedere.