‘Parasite’ – Bong Joon-ho e la Nitroglicerina

South Korea, 2019
[NB: parte B spoiler]

PARTE A

I due capolavori di Kim Ki-duk ‘Ferro 3’ e ‘Pietà’ (rispettivamente Leone d’Argento 2004 e Leone d’Oro 2012) sono il motivo per cui amo i film sudcoreani.

Sono film impastati di una malinconia leggera in superficie ma che apre squarci profondissimi di solitudine individuale e collettiva (come classe sociale).

Qui in ‘Parasite’ c’è in più (o in meno?) una nota comica / tragicomica (“Fargo”) che affiora in maniera carsica; nota che gli attori-maschere esaltano con le loro espressioni.
Song Kang-ho, nel ruolo del padre autista, per me il migliore.

Il film è di livello assoluto, anche se il mio personalissimo Oscar resta su “Joker”.

Bong Joon-ho, che firma anche la sceneggiatura, porta la nitroglicerina a detonazione mettendo a contatto due elementi da sempre esplosivi: la ricchezza e la povertà.
Questa è però una povertà certamente truffaldina, ma ingegnosa.
Non vuole commettere crimini efferati, vuole solo il denaro.

PARTE B- spoiler

Inizialmente, vuole solo il denaro.
Poi, vuole anche altro.

E qui vengono fuori gli istinti più profondi, primi tra tutti la rabbia e l’invidia.
La voglia di squarciare la tela perfetta dell’alta borghesia di Seul.
Niente di nuovo sull’impulso, e nemmeno troppo sull’esecuzione, ma geniale la preparazione.

Avrei invece preferito un finale più cattivo, ma soprattutto più brusco nei tempi e nei modi.